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lunedì 18 giugno 2007
Si è inaugurata Giovedì 31 maggio 2007 alle ore 18,30 presso la Camera di Commercio Italiana per la Francia in Parigi la mostra dei due pittori toscani Alessandro Ciantelli e Carlo Pacini. Ambedue nati nella provincia di Pistoia si dedicano da tempo alla pittura, il primo (Ciantelli) con varie mostre personali e il secondo (Pacini) sviluppando un naturale interesse al mondo dell’arte che lo porta a partecipare a varie collettive in cui l’artista esprime capacità di composizione informale sperimentando varie tecniche con l’utilizzo di materiali e “apposizioni” che lo collocano nei canoni dell’arte non-figurativa e sperimentale.
In Pacini infatti si sente l’influenza di alcune delle maggiori correnti artistiche informali del Novecento soprattutto di quelle ove la contaminazione di differenti linguaggi espressivi contribuivano a determinare, assieme alle conseguenti novità tecniche e modalità, l’esperienza avanguardista dell’arte non più legata ad un accademismo di maniera quale espressione del reale naturale ma sempre più caratterizzata da una introspettività psicologica che frantuma l’ordine visibile delle cose per indagare un probabile disordine interiore, spesso corrispondente al caos complessivo delle società umane, di cui l’uomo e la sua razionalità non potevano più controllare né il senso né il significato dei percetti, spesso ridotti a simboli o metafore di un altro universo interiore ancora più profondo ed insondabile.
Questo ad esempio fu l’effetto della nuova scienza psicooanalitica che da Freud, a Jung, ad Hillman, provocò una vera e propria rivoluzione copernicana quanto alle scienze che indagavano l’agire dell’uomo: l’IO non più soggetto consapevole delle azioni ma oggetto inconsapevole ed agito da forze oscure e nascoste. L’effetto, anche nelle arti, fu immediato e dirompente se non anzi anticipato in qualche azione pittorica precedente. Carlo Pacini è, così, naturalmente, spinto ad esternare (anche con difficoltà se non di linguaggio piuttosto di emozione) un mondo fortemente interiorizzato e che si rivela per forme, strati, sedimentazioni materiche, rugosità delle superfici, colori tenebri e magnifici, un mondo nel quale fa capolino, talvolta, l’esperienza di una “poetica della relazione”, in qualche cielo o terra, sempre dipinti con i toni di un irreale magico e fantastico, che ricordano più o meno espressamente alcuni grandi della pittura contemporanea (Tarifa, 2004; Cabo de Gata, 2004 e Sierra de Gador, 2004), Vedova e Dova.
Alessandro Ciantelli, disponendo di un un curriculum segnato da vari successi di pubblico e di critica, riferisce di una pittura legata ai moduli espressivi dei maestri paesaggisti del Novecento pistoiesi, come osserva Frintino nella presentazione di un catalogo per la mostra, assieme al Pacini, svoltasi a Pietrasanta nel 2006, ma muovendosi all’interno della corrente informale generale che riporta, per esempio, ad Ennio Morlotti in tutto il suo “naturalismo”.
Si fa forte in Ciantelli l’esperienza di un matericismo cromatico giocato di spatola e pennello in cui le forme del reale si distillano in superfici astratte però “intellettualmente” concepite con un rigore dello spazio e della prospettiva (dei primi piani rispetto agli sfondi) mediante l’applicazione di uno dei principali canoni dettati dalla Gestaltheorie sugli indici monoculari di profondità: ovvero la gradazione tonale e i “colori-psiche”. Evidente in talune opere il richiamo alla terra e alla cultura contadina soprattutto in una serie di dipinti che esprimono figure e simboli spesso realizzati su piani trittici nei quali come in un coro di voci diverse e antinomiche si esprime invero l’armonia di una cultura dei luoghi effetto del recupero “archeologico” di una memoria antica con i suoi espressi oggetti della Storia velatamente cifrati ai lati del tema principale.
L’opera del Ciantelli acquisisce così, oltre ad un forte accento storico e simbolico, anche una sua propria originalità che lo stacca immediatamente da quella, sebbene personalmente espressa, referenza morlottiana che poteva distinguersi in alcuni passaggi iniziali, rarefacendosi sempre di più in alcune sue ultime opere (Frammenti, 2006) realizzate con tecnica “a fresco” il citazionismo simbolico laterale quant’anche il tema principale centrale.
Con la mostra parigina nell’elegante cornice del Faubourg Saint-Honoré i due pittori vogliono confermare a livello internazionale il loro impegno artistico e “provarsi” su nuovi e più impegnativi mercati di pubblico e di critica.
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